L’immagine inventata ha una sua verità
Giordano Bruno
La leggenda tenta di spiegare l’inspiegabile: siccome proviene da un fondo di verità, deve terminare nell’inspiegabile
Kafka
Il tempo del sogno

Carlo Piterà, Autoritratto, 1998
Nei dipinti di Carlo Piterà, il mondo così come lo vediamo o siamo abituati a guardalo, viene trasfigurato in un universo inquietante, fantomatico e notturno. Qui il continuo gioco con l’inconscio ed il dialogo con le sue figure archetipiche costituiscono l’imaginario per eccellenza, una visione religiosa e mitica che mescola razionale ed irrazionale con il continuo sconfinare nel quotidiano di un passato mitico-remoto al di là di ogni principio di realtà, un’immanenza del mito nel tempo storico che viene a sua volta trasformato in un tempo sospeso. Avviene così che la modernità, tempio delle merci e della tecnica, trasfiguri in una surrealtà nella quale gli abitanti sembrano trovare quale unica via di salvezza il mito che diventa la cifra, il tessuto connettivo delle sue opere.
Nei suoi quadri, le rappresentazioni mitiche sono presentate come proiezioni di vissuti psicologici. In questo modo il mito sembrerebbe ispirare le vicende umane permeando di sé il tempo e lo spazio della modernità che vengono superate in un ur-zeit o in un non tempo che è quello del sogno. E’ questa la grande suggestione della sua pittura, la speranza o minaccia (a seconda dei punti di vista) di un comune sostrato tra l’al di là e l’al di qua. E’ in fondo il sogno infantile che ignora la delimitazione tra realtà e sogno e sa trasformare la piattezza uniforme dell’una e i magmatici contenuti del secondo con la sua potente immaginazione, grazie alla quale vengono aboliti, confusi i due mondi con i loro uomini e presenze fantasmatiche. L’immaginario di cui parla Piterà è quello del bambino mitico che sarebbe l’essere umano se rinunciasse alla sua posa adulta. I suoi quadri sono istanza di ritorno a questa infanzia nella quale si ha il coraggio di osservare il mondo attraverso la lanterna magica della fantasia. La via della fantasia consiste nel continuo dialogo tra universi: in questo processo narrativo la mente razionale non è più l’organo unico e finale della conoscenza, ma è il termine medio tra il dentro e il fuori, capace di creare quello spazio di con-fusione che costituisce i suoi scenari privilegiati. Ed è in questo spazio di confusione che Piterà costruisce e ri-costruisce un nuovo universo con una sua integrità e coerenza. Un’alchimia dove l’immaginazione è l’alambicco nella quale si condensa e si purifica la materia bruta del reale che, raffinata, attraverso il mito diventa creazione, impressione metafisica.
In questo desiderio di confondere i piani narrativi c’è forse l’attrazione nei confronti del grande seno della madre, il fascino esercitato dall’incoscienza o, se preferiamo, dalla coscienza pre-natale che ha a che fare, come sosteneva Lacan, con il motivo fusionale dell’individuo con il tutto. Nei quadri di Piterà salta il principio aristotelico di non contraddizione e come nel sogno si verificano convergenze tra mondi, saltano i confini, si aprono varchi che permettono a universi altrimenti lontani di comunicare tra loro creando cornici semantiche comuni.
La pittura fantastica
Come Möbius con il suo nastro, Piterà, con i suoi quadri, produce una curvatura sulla superficie della coscienza creando continuità tra conscio e inconscio, tra reale e irreale, tra razionalità e mito; ciò è reso possibile dalla sua forza evocativa capace di risvegliare gli archetipi quali forze attivanti della nostra immaginazione. E forse non a caso una decina di anni fa il suo lavoro si è dedicato al dipinto dei Tarocchi (2004) un’opera ciclopica che lo ha visto prima appassionato studioso del Wirth e poi interprete su tela della sua arte divinatoria.
Ma la cosa che più colpisce nei quadri di Piterà è il sovvertimento dell’ordine spazio temporale, la costante e ridondante sottolineatura secondo la quale l’arte non deve temere i rigori della ragione; un sovvertimento dell’ordine razionale che provoca nello spettatore un senso di meravigliata sorpresa. Un gioco di luoghi, tempi e forme che non può che rimandarci alle suggestioni della grande pittura fantastica di Hieronymus Bosch o a quelle più notturne di Füssli. Ecco allora il comparire di un angelo con sullo sfondo i grattacieli di New York come in Sepolcri (2000) o l’irrompere solenne e maestoso di animali selvatici nel più recente e apocalittico Elefante (2014) dove, il ritorno allo stato di natura, sembra un destino senza appello, mentre in Estate del 1992 l’elemento fantastico appare quasi annullato dalla sua stessa discrezione come se la sua presenza si potesse mettere in dubbio. In questo caso l’espressione del dio-ragazzo sfugge ad ogni rigidità statuaria come se venisse contagiato dalla natura circostante e dalla vitalità pubescente delle tre ragazze presenti che gli stanno alle spalle. La statua in questo caso prende vita e parla il linguaggio dei vivi muovendo l’animo di chi guarda ad una profonda rêverie nella quale non ci sarà alcunché di strano in quanto l’elemento fantastico si mescola con il reale. E’ in questa paradossale serenità che risiede il prodigio. L’epifania del dio suscita stupore in chi osserva e rende materiale ciò che sembrerebbe impossibile per eccellenza. La disinvoltura del dio ci fa scordare momentaneamente la sua natura non umana. E poi che dire delle sue figure femminili? Mille particolari rapiscono lo spettatore in un caleidoscopio di mistero e sensualità. La donna, femmina e strega, gioca con i propri sensi, domina sul mondo come in Falena del 1999 aprendo, di fatto, la via al grande arcano della dea madre nelle sue declinazioni più ctonie come in Madre Terra (2012). In un complesso mondo mitologico la figura femminile è l’incarnazione del mistero, signora di ogni forma vivente. Ora presenza tenebrosa, ora amorosa e sensuale è il prototipo della dea della mitologia classica. E’ a questo complesso mondo che Piterà attinge e sviluppa la sua ricerca pittorica: ricerca che muove dal crepuscolo della preistoria, passa attraverso l’immagine della donna ammaliatrice fino ad arrivare all’archetipo cristiano della donna madre per finire alla donna strega mito sensuale e sessuale dei giorni nostri.
La terra di “O”
I suoi universi meravigliosi ci parlano di unicorni, fauni, figure fiabesche e misteriose incastrate in un reale che non li avverte come minaccia. Avvicinandoci ai suoi quadri, superato lo scandalo iniziale, accettiamo questa contiguità e questi incastri tra mondi come un ordine naturale o forse diventa a noi più facile familiarizzare con l’idea che esista la completa assenza di un ordine delle cose. Esattamente come avviene nel sogno, in quel mare magnum che Bion definiva la terra di “O”, i mondi di Piterà parlano la lingua del fantastico che s’impone come antidoto al determinismo scientifico basato sulla rigida concatenazione delle cause e degli effetti. La ragione non fornisce alcuna garanzia ed il suo sonno apre ai prodigi e alle apparizioni che non riguardano i luoghi convenzionali del fantastico. Non siamo portati a Brocéliande o nel Paese delle Meraviglie, ma, al contrario, come in Colazione sul prato (1998), queste si manifestano all’interno di giardini pubblici, appartamenti, ma possono anche essere teatri, negozi o officine vicino a casa. Il mondo diventa così un complesso macchinario, una fantasmagoria psicologica mossa dal genio visionario di questo singolare pittore che sembra volerci dire che i prodigi ai quali dà vita non sono altro che il calco, il negativo del nostro mondo iper-razionale stabilendo un rapporto osmotico tra piani di realtà diverse. In questo senso, i suoi quadri, ci spiegano che l’aereo non ha eclissato il sogno del tappeto volante o quello del cavallo alato, né le magnifiche sorti e progressive vanificato l’intervento di presenze oscure ed oniriche perché dal mondo di “O” sono sempre pronti a levarsi in volo creature sconfinanti in un al di qua solo apparentemente addomesticato. Ed è esattamente questo il tema di Naufragio (2002) nel quale si assiste ad un’inversione dei domini del reale; qui improvvisamente il mare-sogno entra all’interno dell’abitacolo della nave sostituendosi alla schiacciante solidità della materia-coscienza in un vero e proprio reflusso dell’inconscio.
Il gioco delizioso della fantasia
Se percorriamo il labirinto di allegorie e metafore costituito dal corpus pittorico di questo artista cogliamo la struttura che connette il filo rosso che lega tra loro queste narrazioni: il sogno!
Il mondo onirico che crea Piterà è complementare alla realtà assolvendone le fisiologiche mancanze. Le sue narrazioni parlano della fragilità del reale, che malgrado i progressi della scienza e della tecnica si trova a convivere con una vertigine data dall’incombenza di un inconscio che straripa da ogni dove. Come nei racconti di Dino Buzzati nessuno può dirsi al riparo dai suoi riflussi; essi permeano e nutrono la vita quotidiana. Le creature fantastiche che abitano i suoi quadri rivelano la tensione tra ciò che l’uomo può e ciò che vorrebbe potere, tra ciò che conosce e ciò che vorrebbe conoscere.
Le immagini e i soggetti traggono linfa da quel tessuto di mondi immaginari che caratterizzano le trame narrative dei suoi quadri svelando un intreccio indistricabile tra mistero, silenzi notturni, epifanie soprannaturali. Si tratta di storie dipinte all’interno delle quali siamo portati con maestria in un sapiente gioco illusionistico grazie al quale facciamo conoscenza del deposito di fantasmi che animano la mente dell’artista. La ricerca di un contatto tra reale e immaginario, tra sogno e veglia è per Piterà la conquista di una “nuova realtà” vissuta all’insegna del possibile superamento delle antinomie. E’ l’affermarsi di un universo “altro” creativo e libero che configura i propri oggetti in una dimensione sollevata dalle costrizioni e dalle convenzioni del razionale.
Nell’eterno miraggio di un mondo magico, quello di Piterà è un onirismo desiderante e pulsionale, dove tutto può dipendere dal potere dell’immaginazione e dove si alternano, mistero e tentazione di poterci affrancare dallo spazio, dal tempo e dalla causalità. In questi nuovi universi la vita appare imperitura, al riparo dalle peggiori ingiurie quasi godesse di una contaminazione con un altrove che si fa presente. Quello di Piterà è l’universo magico di Giordano Bruno dove l’immagine inventata ha una sua verità e può diventare vera.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.