Bernoccoli e fossette criminali: la scienza medica al servizio dell’ordine sociale

di Ida Li Vigni

Se la fisiognomica diventerà un giorno quello che si aspetta Lavater, si impiccheranno bambini prima che abbiano compiuto imprese che meritano la forca: vorrà dire che ogni anno si assisterà a un nuovo tipo di cresima generale: e sarà un autodafé fisionomico.

Georg Christoph Lichtenberg (Ober-Ramstadt, 1742 – Gottinga, 1799)

elements-of-phrenology_george-combeCon queste parole Lichtenberg denunciava profeticamente, all’indomani della pubblicazione dei Frammenti fisiognomici di Lavater (1778), la piega pericolosa che la fisiognomica stava prendendo, o  meglio ancora portava alla luce l’anima oscura di una scienza che per secoli aveva indagato indiscutibilmente con fini predittivi sulle correlazioni fra corpo e anima, ma senza cadere nella tentazione di offrirsi quale strumento di rigida individuazione (e conseguente denuncia pubblica) dei portatori del male. Perché si realizzasse questa trasformazione erano necessarie tre condizioni: una trasformazione delle strutture culturali, socio-politiche ed economiche tale da consentire di affrontare e risolvere il problema della diversità e della criminalità in base a criteri oggettivi da considerarsi inoppugnabili; il costituirsi di un sapere medico “positivo”, fondato sugli statuti epistemologici e sugli strumenti di verifica e convalidazione dei dati della cosiddetta “vera” scienza, in grado di fornire la dimostrazione della natura biologico-fisica, non astrattamente morale o spirituale, della disposizione a delinquere; uno strumento tecnico – la fotografia – in grado sia di fissare in maniera neutrale i “tipi” criminali, sia di documentare una casistica la più ampia possibile da utilizzarsi  tanto a fini diagnostici quanto a fini identificativi.

Il primo momento di questa svolta si ha tra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento con il medico anatomista tedesco, ma di famiglia italiana, poi naturalizzato francese, Franz Joseph Gall (1758-1828), il fondatore della dottrina organologica, ovvero delle localizzazioni corticali delle facoltà mentali, più nota come cranioscopia o frenologia (phrén = mente + logos = dottrina), secondo il neologismo di origine greca divulgato dal suo discepolo Johann Caspar Spurzheim (1776-1832) e mai accettato dal maestro[1]. Di contro alla dottrina della fisiognomica classica riproposta da Lavater, in base alla quale, data l’interdipendenza nell’individuo tra aspetto esteriore e carattere, è possibile individuare dall’aspetto fisico e in particolare dal volto le caratteristiche morali di una persona, Gall concentra la sua attenzione sul cranio, ovvero sullo studio “della scatola ossea che contiene l’encefalo, e più ancora delle parti che si trovano in contatto con il cervello”[2]. La svolta, dettata dalla consapevolezza che sia la fisiognomica che la patognomica non sono in grado di estrapolare in maniera scientifica e secondo leggi universali la natura psichica umana dalla forma esteriore in quanto prendono in considerazione elementi mutevoli che spesso si contraddicono (una facies animalesca non necessariamente corrisponde ad una predisposizione malvagia[3], così come un bravo attore – come mostrerà involontariamente Mantegazza con il suo Atlante della espressione del dolore – può mascherare o simulare le passioni), è annunciata da Gall nel 1798 con una lettera aperta al barone von Retzer, addetto imperiale alla censura, sul Neue Teutsche Merkur in cui espone programmaticamente la convinzione della possibilità di individuare con assoluta certezza le facoltà e le predisposizioni individuali attraverso lo studio del cranio. Postulati quattro presupposti di base, quali

1) facoltà e inclinazioni sono innate nell’uomo e negli animali;

2) facoltà e inclinazioni hanno la loro sede nel cervello che per altro non è un organo unico ma un insieme di organi fra loro comunicanti;

3) le forme differenti del cervello o delle sue regioni dipendono dalla diversa distribuzione e dai diversi sviluppi degli organi;

4) la conformazione della superficie interna del cranio è determinata dalla conformazione esterna del cervello e a sua volta si imprime sulla parte esterna della scatola ossea

è possibile, dopo aver costruito la topografia delle aree corticali e delle relative funzioni-facoltà, “individuare le differenti facoltà e inclinazioni per mezzo delle protuberanze o delle depressioni che si trovano sul cranio”[4].

Di fatto, mentre la fisiognomica vede nel volto-corpo l’espressione del carattere di un individuo, il frenologo considera il cranio un oggetto, cioè lo stampo della superficie esterna del cervello, di cui avvalersi per studiare il ruolo delle funzioni dei diversi organi localizzati sulla superficie cerebrale nella determinazione del carattere e del comportamento di un individuo. Concentrando l’attenzione sullo studio anatomico del cervello al fine di individuare il percorso delle diverse fibre nervose e la loro relazione con le differenti masse di materia grigia in cui si suppone debbano confluire, Gall arriva ad individuare 27 organi corticali, funzionalmente indipendenti tra di loro ma dinamicamente correlati, cui corrispondono altrettante inclinazioni intellettuali e passionali. Di queste facoltà primitive (cioè non riducibili ad elementi più semplici) diciannove sono in comune tra l’uomo e gli altri animali (nello specifico dieci sono comuni a tutti i vertebrati, mentre dall’undicesima alla diciannovesima la condivisione è fra l’uomo e i vertebrati superiori), laddove le ultime 8 riguardano esclusivamente la natura umana. Da qui tre possibili raggruppamenti[5]:

Gruppo A

  1. Istinto della propagazione
  2. Amore della progenitura
  3. Attaccamento o amicizia
  4. Combattività o coraggio
  5. Istinto carnivoro
  6. Astuzia
  7. Istinto di proprietà
  8. Orgoglio e altezzosità
  9. Vanità
  10. Circospezione

Gruppo B

  1. Senso delle cose o dei fatti
  2. Senso delle località
  3. Memoria o senso delle persone
  4. Memoria o senso delle parole
  5. Senso del linguaggio parlato
  6. Senso dei colori
  7. Senso dei rapporti fra i toni
  8. Senso dei rapporti fra i numeri
  9. Senso della meccanica

Gruppo C

  1. Spirito metafisico
  2. Talento poetico
  3. Mimica
  4. Organo della fermezza

Quanto alla localizzazione, le prime diciannove (“forze fondamentali, qualità e facoltà primitive”) occuperebbero le aree cerebrali situate nella parte centrale e posteriore del cranio, le altre otto (facoltà intellettualità e qualità morali che distinguono essenzialmente la specie umana”) nella parte anteriore. Stabilito che ogni organo corticale sia tanto più sviluppato quanto più lo è la facoltà corrispondente e che la dimensione dell’organo può essere rilevata dalla protuberanza o dalla depressione presente sulla scatola cranica, Gall ne deriva che è possibile ricostruire le attitudini di un individuo appunto attraverso la palpazione e la ricostruzione orografica del cranio. Non solo: se si parte dal presupposto che ad un eccessivo sviluppo di un organo può corrispondere uno sviluppo anomalo e abnorme della funzione corrispondente, se ne può ricavare una precisa diagnosi dell’inclinazione naturale di un individuo ad operare al di fuori della norma, nel bene e nel male.

Per comprendere meglio le inferenze comportamentali con le relative conseguenze sociali ricavabili attraverso la cranioscopia può essere utile fare ricorso al saggio Organologia o saggio di una nuova dottrina intorno alla struttura e alle funzioni del cervello di F.G. Gall (1835) con cui Giovanni Antonio Fossati presenta al pubblico italiano la dottrina di Gall attraverso alcune ampie tabelle che illustrano le connessioni fra gli organi encefalici, la sede e la forma esterna del cranio, la mimica ed il comportamento corrispondente, i possibili rimandi intellettuali e morali che è possibile instaurare fra uomo ed animale analizzando lo sviluppo degli organi cerebrali stessi. In questo quadro vengono evidenziati anche i comportamenti trasgressivi presentati come manifestazione esagerata di inclinazioni normali. Due semplici esempi che combinano per altro la frenologia galliana con elementi della fisiognomica classica: uno sviluppo eccessivo dell’organo del coraggio, posto a livello delle orecchie, cui corrisponde l’istinto della difesa dell’io e della proprietà, manifesta l’inclinazione alla rissa e al combattimento; quando è attivo il corpo è raccolto, le gambe sono leggermente divaricate, i pugni serrati, gli occhi minacciosi. L’iper-sviluppo dell’organo dell’istinto carnivoro, posto sopra il meato uditivo, si traduce nell’inclinazione alla crudeltà e all’assassinio; in questo caso la mimica è corrucciata mentre gli occhi si stringono a spiare la vittima.

Lo slittamento di interesse verso i comportamenti anormali mostra come la frenologia non si configuri solo come scienza medica fondata sull’esperienza (raccolta, confronto e verifica dei dati) volta alla comprensione della natura umana a partire dallo studio del substrato neuro-biologico, ma altresì come uno strumento di controllo sociale, ovvero di prevenzione, rieducazione ed eventualmente repressione degli individui che rischiano di nuocere alla società.

Tuttavia la costruzione di questo sapere poggia su un errore procedurale destinato a perpetuarsi nelle successive rielaborazioni dell’antropologia criminale e a diventare causa delle tragiche derive degenerazioniste ed eugenetiche non certo imputabili a Gall prima e a Lombroso poi: la natura particolare dei soggetti presi in esame classificabili in gruppi limitati e ben circoscritti.

Come si è visto la frenologia, nella sua ricerca di oggettività scientifica, non si affida più allo sguardo, inficiato da secolari pregiudizi e luoghi comuni, ma al tatto. Data l’oggettiva difficoltà di andarsene in giro a palpare crani, magari occultati da folte capigliature, la raccolta dei dati si orienta su individui già riconosciuti come fuori della norma, ovvero su “individui che hanno una facoltà molto pronunciata, il cui segno esterno sarà di conseguenza più facile da cogliere” come specifica Gall, dunque carcerati, alienati, orfani abbandonati, ma anche umile gente del popolo (ad esempio i domestici delle case patrizie e alto-borghesi, dove Gall esibiva a pagamento le proprie doti di diagnostico) o soldati, che per di più presentano il vantaggio di essere ben rasati. L’idea di fondo, indiscutibilmente classista ma pur sempre interessante da un punto di vista pedagogico[1], è quella di portare alla luce le differenze individuali di inclinazione in modo da indirizzare gli individui fin dall’infanzia a programmi educativi e ad attività utili socialmente. Si tratta insomma di individuare sia le predisposizioni buone che quelle cattive e di lavorare per potenziare le prime e riformulare le seconde (l’iper-sviluppo della combattività o dell’istinto carnivoro può essere indirizzato ad attività di militare, poliziotto, macellaio e addirittura chirurgo[2]), alla luce però di un principio biofisiologico: la diversità in natura della configurazione cerebrale comporta anche una diversa possibilità di intervento modificatore. Esistono di fatto tre gruppi umani, come sottolineano soprattutto i frenologi della scuola anglosassone, scozzesi e americani: gli idioti, dominati dalle facoltà animali e quindi non modificabili con l’educazione ma solo sottoponibili a restrizioni fisiche e a controllo morale in modo che non abusino delle loro inclinazioni; gli uomini normali, i “mediocri”, in cui c’è un equilibrio di tutte gli organi-funzione che consente attraverso l’educazione un’operazione di modellamento del carattere; gli uomini “di genio”, in cui le inclinazioni sono talmente potenti da non essere in alcun modo modificabili con gli interventi pedagogici. Poiché solo i medici sono in grado di formulare una diagnosi, solo a loro compete di esprimersi per orientare il potere verso le migliori strategie atte a gestire le strutture punitive ed educative[3]. Del pari, sono sempre solo i medici – ed è un principio decisivo per la nascente scienza dell’antropologia criminale – a potersi pronunciare sulla responsabilità o irresponsabilità di fronte alla legge e alla società di un individuo (e di conseguenza sul grado e il tipo di punizione, compresa la pena di morte per i casi più estremi di incorreggibilità), dal momento che vi sono atti criminali di cui unica responsabile è la natura, atti cioè le cui cause sono imputabili esclusivamente al vizio di organizzazione cerebrale e non a un vizio morale o ad un atto di volontà consapevole.

Le difficoltà operative insite nella teoria frenologica, congiuntamente al fatto che quasi subito (anche a causa del “bernoccolo” del narcisista di Gall, il quale amava dispensare diagnosi a pagamento, vendendo persino al suo pubblico graziose tabacchiere craniologiche) la cranioscopia diventò una moda divinatoria e un gioco salottiero per abili ciarlatani[4], riportarono l’attenzione sulla fisiognomica, ovvero sul primato dello sguardo nella diagnosi dei soggetti socialmente pericolosi. Una fisiognomica sottratta ai limiti originari dell’impressionismo e dell’analogia zoomorfa ed inquadrata metodologicamente nello studio medico rigoroso delle cause fisiche della diversità e dell’anormalità.

… chi viola la norma morale ha già violato la norma biologica…

Cesare Lombroso


Note

[1] Sarebbe interessante verificare quanto la dottrina frenologica in campo educativo possa aver influenzato i socialisti utopici ed in particolare Charles Fourier.

[2] Al proposito merita di essere ricordato un episodio accaduto a Gall nel corso di una delle sue esibizioni pubbliche. Un giorno, accarezzando l’occipite del figlio decenne del pastore Monod, gli scoprì ben sviluppato il bernoccolo dell’assassino; fortunatamente la diagnosi risulterà non del tutto azzeccata, dato che il giovane Gustave si realizzò professionalmente come grande chirurgo.

[3] E’ in questo contesto che si inserisce l’attività del medico francese Felix Voisin che nel 1833 organizza a Parigi, su incarico del Conseil Général des Hospice, un reparto presso l’Ospedale degli Enfants-Malades per l’educazione dei bambini idioti, epilettici e ritardati mentali, cui segue nel 1834 a Issy un istituto ortofrenico per bambini anormali”, vivaio di alienati, di grandi uomini e di grandi scellerati”. Si tratta, come chiarisce Voisin stesso nel 1832 sul Journal de la société Phrénologique de Paris, di “uno speciale stabilimento in cui si fa per l’intelligenza, per lo sviluppo delle facoltà affettive, per raddrizzare le inclinazioni pericolose, per guarire i vizi del cuore, ciò che altrove si fa per le anomalie fisiche”. Quanto alle strategie rieducative ruotano attorno al valore del lavoro, dell’esercizio fisico, dello studio, mentre le pratiche mediche sono le più blande adottate nei manicomi più avanzati: senapismi, sanguisughe, clisteri, bagni freddi.

[4] Al proposito possiamo ricordare l’avventura dei fratelli Powell che, nel 1835, aprirono a Philadelphia un locale in cui, dietro pagamento di una tariffa fissa, il cliente si faceva leggere il cranio per conoscere il proprio carattere e riceveva una scheda con il punteggio assegnato ad ogni facoltà. Il successo convinse i Powell ad allargare il giro di affari a New York dove aprirono il “Phrenological Cabinet” a cui chi era impossibilitato a muoversi poteva inviare un dagherrotipo del proprio cranio e ottenere così il consulto a distanza, per corrispondenza.

[5] Il termine frenologia fu coniato da Benjamin Rush, il “padre della psichiatria americana” nel 1805 in occasione delle lezioni di psicologia che teneva presso il Medical College dell’Università della Pennsylvenia per designare “la scienza della mente”, ovvero “la storia delle facoltà e delle attività della mente umana (cfr. B. Rush, Lectures upon the Mind, 1805). Riproposto nel 1815 da Thomas Forster proprio per indicare la dottrina di Gall e Spurzheim, si impose definitivamente ad opera del frenologo scozzese Gerge Combe con il suo Essays in Phrenology del 1822.

[6] F.J. Gall, Lettera aperta sul programma organologico, OA, pp. 41.

[7] Già con il Socrate platonico il principio fisiognomico di stampo deterministico del “corpo specchio dell’anima” era stato messo in discussione dal momento che l’essenza dell’anima, affine alle idee e dunque perfetta e incorruttibile, è assolutamente altra rispetto a quella del corpo, imperfetto e mutevole. Di fatto Socrate dimostra come l’uomo possa modificare il proprio temperamento naturale (testimoniato dalla bruttezza fisica) attraverso l’esercizio quotidiano della virtù.

[8] Ibidem.

[9] Cfr. P. Delaunay, Dalla fisiognomica alla frenologia. Storia ed evoluzione delle scuole e delle dottrine, in G. P. Lombardo – M. Duichin (a cura di), Frenologia fisiognomica e psicologia delle differenze individuali in Franz Joseph Gall, Bollati Boringhieri, Torino, 1997, p. 94. Successivamente Spurzheim portò a 35 il numero degli organi-funzione.

[10] Sarebbe interessante verificare quanto la dottrina frenologica in campo educativo possa aver influenzato i socialisti utopici ed in particolare Charles Fourier.

[11] Al proposito merita di essere ricordato un episodio accaduto a Gall nel corso di una delle sue esibizioni pubbliche. Un giorno, accarezzando l’occipite del figlio decenne del pastore Monod, gli scoprì ben sviluppato il bernoccolo dell’assassino; fortunatamente la diagnosi risulterà non del tutto azzeccata, dato che il giovane Gustave si realizzò professionalmente come grande chirurgo.

[12] E’ in questo contesto che si inserisce l’attività del medico francese Felix Voisin che nel 1833 organizza a Parigi, su incarico del Conseil Général des Hospice, un reparto presso l’Ospedale degli Enfants-Malades per l’educazione dei bambini idioti, epilettici e ritardati mentali, cui segue nel 1834 a Issy un istituto ortofrenico per bambini anormali”, vivaio di alienati, di grandi uomini e di grandi scellerati”. Si tratta, come chiarisce Voisin stesso nel 1832 sul Journal de la société Phrénologique de Paris, di “uno speciale stabilimento in cui si fa per l’intelligenza, per lo sviluppo delle facoltà affettive, per raddrizzare le inclinazioni pericolose, per guarire i vizi del cuore, ciò che altrove si fa per le anomalie fisiche”. Quanto alle strategie rieducative ruotano attorno al valore del lavoro, dell’esercizio fisico, dello studio, mentre le pratiche mediche sono le più blande adottate nei manicomi più avanzati: senapismi, sanguisughe, clisteri, bagni freddi.

[13] Al proposito possiamo ricordare l’avventura dei fratelli Powell che, nel 1835, aprirono a Philadelphia un locale in cui, dietro pagamento di una tariffa fissa, il cliente si faceva leggere il cranio per conoscere il proprio carattere e riceveva una scheda con il punteggio assegnato ad ogni facoltà. Il successo convinse i Powell ad allargare il giro di affari a New York dove aprirono il “Phrenological Cabinet” a cui chi era impossibilitato a muoversi poteva inviare un dagherrotipo del proprio cranio e ottenere così il consulto a distanza, per corrispondenza.

[14] Per Lombroso il “trionfo della cifra sulle opinioni vaghe”, siano esse le influenze metafisiche, i pregiudizi e le superstizioni, costituisce la grande conquista della scienza del suo tempo. A suo avviso la statistica (da lui definita come il metodo per riportare su carta “il ritorno invariabile, periodico e necessario di questi sciagurati eventi, liberandoli dall’incertezza del fato”) non è semplice catalogazione sistematica dei dati raccolti, ma prova esplicativa delle teorie conclusive di un determinato studio. E’ qui uno degli errori metodologici in cui incorre Lombroso (ma non solo lui): la raccolta dei dati non spiega i dati stessi ma pone il problema della loro interpretazione e quindi non può essere assunta come prova verificante la teoria. Quanto al modello di studio elaborato da Lombroso esso si fonda, come lui stesso chiarisce, su tre momenti: l’osservazione di anomalie fisio-patologiche attraverso un numero rilevante di esperimenti; lo studio accurato di questi esperimenti attraverso la raccolta ordinata dei risultati ottenuti; la formulazione delle conclusioni.

[15] Cfr. C. Lombroso, L’uomo delinquente in rapporto all’antropologia, Hoepli, Torino, 1876: “L’uomo rozzo, privo di ogni morale istituzione e abbandonato alle prave inclinazioni della natura, è poco dissimile dall’uomo selvaggio che fa  i primi sforzi per rannodarsi in società”.

[16] L’assassino, per esempio, “presenta il massimo dei caratteri criminali”, ovvero “fronte stretta, seni frontali, orbite, mandibola e zigomi enormi, aspetto pleteiforme della docciatura nasale, asimmetria della faccia, del naso, delle orbite, appendice lemuriana delle mandibole; obliquità dell’orbita”. Il ladro, invece, è contraddistinto da “notevole mobilità della faccia e delle mani; occhio piccolo, errabondo, mobilissimo, obliquo di spesso; testa piccola, fronte sfuggente, folto e ravvicinato il sopracciglio; il naso torto o camuso o incavato, scarsa la barba, nera più che folta la capigliatura, fronte quasi sempre piccola e sfuggente, pallido o giallo il viso e incapace d’arrossimento.” Per meglio comprendere la distanza fra fisiognomica classica e fisiognomica lombrosiana si veda la descrizione dellaportiana del ladro: “brutto di faccia, l’orecchie lunghe e strette, la bocca piccola distesa fuori, i denti canini lunghi formati e usciti fuori, la loquela veloce. … Il collo piegato: gobbo, con sei dita nelle mani, le gambe molto sottili, i piedi gobbi e cavi sotto”. Sempre al proposito del “volto criminale” una fonte classica tutta da esplorare è offerta dalle orazioni di Cicerone (ad es. la Pro Roscio comoedo 20, 7, con l’anatomia bestiale e addirittura la fisiognomica olfattiva di Pisone, o l’Orazione contro Verre con il ritratto dello sgherro Apronio, “Quel famoso Apronio, che è spaventosa voragine, gorgo di ogni vizio e bruttura, come lui stesso significa non solo con la propria vita, ma anche con il corpo e la faccia”).

[17] Lombroso distingue in base alla presenza più o meno rilevante degli indicatori atavici diverse categorie di criminali cui corrispondono socialmente e giuridicamente diverse valutazioni del grado di responsabilità e quindi diverse strategie di neutralizzazione o rieducazione: il “delinquente nato”, che è tale per natura e di conseguenza soggetto non recuperabile, da rinchiudere; il “pazzo morale”, più vicino al selvaggio che all’alienato, dominato da una forza irresistibile, da un’affettività pervertita e senza freni, disadatto ad ogni possibile convivenza sociale; il “criminale epilettico”; il “delinquente per impeto passionale”, dominato dalla forza irresistibile delle passioni ma che non presenta evidenti tratti degenerativi (ad. esempio i criminali politici); il “delinquente pazzo”, affetto da disturbi mentali e contraddistinto da modeste anomalie degenerative; il “delinquente occasionale”, spinto al delitto da fattori causali diversi da quelli del delinquente nato e con debolissimi tratti degenerativi.

[18] Cfr. C. Lombroso: “Sulla fisionomia dei delinquenti corrono idee molto erronee fra i più. I romanzieri ne fanno degli uomini spaventevoli d’aspetto, barbuti infino agli occhi, con isguardo scintillante e feroce, con nasi aquilini”.

[19] Cfr. C. Lombroso, Raccolta di casi attinenti alla medicina legale, in “Annali universali di medicina”, 1874.

[20] La cresta occipitale interna del cranio, prima di raggiungere il grande foro occipitale, si divide talvolta in due rami laterali che circoscrivono una “fossetta cerebellare media o vormiense”, che dà ricetto al verme del cervelletto.

[21] Ibidem.

[22] Cfr. C. Lombroso – G. Bergonzoli, La fossetta occipitale mediana e il vermis cerebellare studiati su 181 alienati, Il Morgagni, 1874 (estratto).

[23] Come Gall e altri uomini illustri anche Lombroso lasciò, post mortem, alla scienza il suo corpo affinché fosse studiato. Gli esiti dell’autopsia, effettuata da Tovo e Bovero alla presenza del genero di Lombroso Mario Carrara e del direttore dell’Istituto di anatomia ed istologia Pio Foà, furono diffusi proprio da Foà, che non era certo un estimatore del medico veronese. Nel fornire i dati della necroscopia questi sottolineò impietosamente come non solo il peso del cervello fosse inferiore alla media rispetto a un soggetto della stessa età e della stesura, ma come fosse “piuttosto ricco di pieghe di passaggio”, ovvero di quelle pliche che Lombroso e i suoi seguaci ritenevano molto frequenti nei delinquenti e negli alienati. La leggenda vuole che dall’autopsia fosse emersa anche la “famigerata” fossetta del Villella.

[24] Non è chiaro se Appert si sia impegnato a riprendere i rivoltosi solo poi rivendere a questi le fotografie per soddisfare il loro desiderio di fissare la memoria di quelle giornate; resta il fatto (a prescindere da un certo cinismo o cattivo gusto che sembra accompagnare la storia della fotografia “popolare”) che quelle foto costituirono uno dei primi casi di campionatura a largo raggio di soggetti pericolosi fruibile anche dalla gente comune e non solo dagli organi polizieschi.

[25] Per perfezionare il suo metodo di schedatura Bertillon da un lato inventò un apparecchio fotografico in grado di fornire anche i dati numerici rilevati dalle misure, dall’altro utilizzò uno speciale poggia-testa assai scomodo che immobilizzava il soggetto facendogli assumere quella tipica “espressione segnaletica” che contraddistingue le nostre foto-tessere. Non solo. Fissò anche una serie di istruzioni tecniche relative all’inquadratura e alla luce da adottarsi in tutti i gabinetti fotografici giudiziari.

[26] Umberto Ellero è l’ideatore della doppia foto, di fronte e di profilo, realizzata per mezzo della contemporanea esposizione del soggetto a due macchine fotografiche; dette “gemelle Ellero”, messe tra loro ad angolo retto.


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