di Enrico de Ghetaldi

Caravaggio, Estasi di San Francesco, dettagli, 1595.
La vita spirituale, specialmente nei suoi livelli più elevati, registra fenomeni di natura particolare e prossimi a sollevare seri problemi di discernimento. Ci proponiamo di raccogliere qualche indicazione sul modo di interpretarli correttamente, prestando attenzione soprattutto alla questione delle rivelazioni particolari o private. La presenza dei fenomeni mistici è una costante nella storia delle religioni, verificabile da chiunque. Nelle Chiese le rivelazioni con le divinità si mostrano frequenti, questo studio intende soffermarsi, per soli motivi dettati dalla brevità, unicamente sulla religione cristiana.
Relativamente alla Chiesa paleocristiana possiamo soffermarci su alcuni esempi; l’apostolo Paolo si converte in seguito ad una rivelazione ricevuta sulla via di Damasco (At 9,3-9), l’Apocalisse, prima di proporre le proprie visioni simboliche di teologia della storia, comunica alle chiese rivelazioni sulla vita delle comunità e di determinate persone. Oltre agli apostoli ricevono rivelazioni anche i profeti relativamente a I Cor. 12,28; Ef. 2,20; 4,11, che “fanno predizioni e leggono i segreti del cuore”. Nel periodo post-apostolico prestano attenzione al carisma della profezia specialmente due scritti: la Didachè ed il Pastore d’Erma. Il primo concede un grande credito al ruolo dei profeti della comunità e stabilisce le regole per discernere quelli veri dai falsi. Il secondo registra numerose rivelazioni prettamente di stampo apocalittico riguardanti la conversione dei costumi e la penitenza.
Il Medio Evo fa i conti con la crisi prodotta dal movimento apocalittico di Gioachino da Fiore, che attende il Vangelo eterno, consistente nel regno del Signore, su tutta l’intera umanità. Un fatto rilevante di questo periodo storico è la menzione di donne intrinsecamente ritenute cariche di ogni virtù e santità. E’ il caso di Ildegarda di Bingen nel 1100, Gertrude di Helfta, Angela da Foligno, nel 1200, Caterina da Siena e Brigida di Svezia nel 1300. L’esame delle rivendicazioni di quest’ultima mistica, programmato anche dal Concilio di Basilea [1], propone i primi trattati sul discernimento delle rivelazioni.
Essi sono il De probatione spirituum di Jean Gerson, che raccomanda la massima prudenza, ed il Defensorium super revelationes sanctae Brigittae di Giovanni di Torquemada. Nell’epoca moderna il principio del sola Scriptura spinge Lutero e Calvino alla radicale negazione di qualsiasi rivelazione post-biblica. Per il grande influsso esercitato sino ai giorni nostri, merita una speciale menzione il trattato De revelationibus, redatto dal canonista Prospero Lambertini, il quale venne in seguito eletto papa con il nome di Benedetto XIV. Negli ultimi secoli la pressione esercitata dal razionalismo illuminista favorì un notevole discredito dei fatti di natura non ordinaria. Al tempo stesso, però, compare ampiamente, in special modo dal XIX secolo, una lunga casistica di apparizioni mariane foriere di messaggi rivolti a larghi settori della comunità credente. Va notato che, quando i teologi contemporanei trattano delle rivendicazioni particolari, spesso compiono cauti studi per chiedersi quale credibilità posseggono e quale forma di assenso richiedono.
Le classificazioni dei fenomeni straordinari nel misticismo sono varie e regolate su diversi principi. Alcuni autori ritengono che siano rapportabili ai fatti parapsicologici e perciò apportano una distinzione in fenomeni parafisici, come ad esempio le bilocazioni, parabiologici, ad esempio le stigmate, parapsichici come ad esempio le profezie e le visioni. Altri invece tendono a classificarli nell’ambito della corporalità, della affettività e della conoscenza. Seguendo questa seconda proposta prospettiamo ora una indagine delle loro caratteristiche principali.
Fenomeni di origine corporale
La vita mistica si manifesta frequentemente con i fenomeni dell’estasi e dei rapimenti.
1) L’estasi si può considerare una alienazione dei sensi, di solito questa alienazione si presenta in modo calmo ed ordinariamente presentito, può, tuttavia, accompagnarsi al dolore.
2) Il rapimento è invece manifestato tramite una alienazione impetuosa dei sensi, irresistibile, improvvisa. La natura di entrambi i fenomeni è senza alcun dubbio di carattere affettivo sebbene con riflessi sul piano fisico. L’estasi può rassomigliare alla letargia, alla catalessi ed agli stati ipnotici.
3) Le stigmate sono la comparsa spontanea di ferite che riproducono le piaghe che, presumibilmente, possono ricondurci agli effetti fisici del supplizio della crocifissione. La formazione di dette piaghe avviene normalmente , ad imago christi nei piedi e nelle mani, ma in alcuni soggetti sono state riscontrate anche in altre parti del corpo quali la testa, il costato ed il dorso. Le ferite possono essere permanenti oppure periodiche, simultanee o successive. Il fenomeno avviene, salvo per alcuni sporadici casi, quasi sempre negli estatici e sovente è preceduto da sofferenze fisiche e morali. Il primo caso riconosciuto di stigmatizzazione è quello relativo a Francesco di Assisi, santo cattolico che le ricevette, da agiografia, sul Monte Verna, il 17 settembre del 1224. Nella storia si calcolano, fino ad ora, 400 casi di stigmatizzazione, con una media di sette casi di donne per un caso di uomo. La psichiatria moderna ha comunque verificato che la mente umana possiede, in alcuni casi, la facoltà di generare sul corpo, in un soggetto predisposto, ferite anche di grave entità. E’ quindi possibile affermare che, se una persona desidera, sebbene solo nell’inconscio, soffrire la passione di Cristo, secondo suoi stilemi culturali, e possiede forti poteri di concentrazione, possa arrivare a prodursi queste ferite per autoipnosi o autosuggestione. Nella storia dei mistici stigmatizzati si constata però che il fenomeno li coglie di sorpresa, ed essi cercano di rimuoverlo chiedendo a Dio di nascondere i segni visibili. I segni salienti di queste ferite sono dal ricercarsi dall’assoluta mancanza di suppurazione, constano quindi di sangue pulito, non riescono ad essere totalmente guarite con terapie mediche. Oltre che nel mistico assisiate il fenomeno è stato riscontrato anche nelle sante Caterina da Siena, Caterina de’ Ricci, Maria Maddalena de’ Pazzi, Veronica Giuliani, Gemma Galgani, ed in Padre Pio da Pietralcina.
4) Assimiliata a questo fenomeno è la transverberazione, una sorta di ferita non visibile ma sentita sensibilmente e magari accertata post-mortem, come accadde a Teresa d’Avila.
5) Il sudare sangue comporta invece la fuoriuscita di liquido di provenienza sanguigna di colore rosso tenue dai pori della pelle, in special modo quelli del viso.
6) Lacrime di sangue; una effusione di sangue generata dalle mucose delle palpebre. Tali patologie, dette ematoidrosi, sono ben constatate nella storia della medicina è quindi prudente la considerazione che questi casi abbiano una spiegazione assolutamente naturale.
7) Il cambio dei cuori; è un fatto asserito nella vita delle mistiche e sante cattoliche Gertrude, Maddalena de’ Pazzi, Caterina de’ Ricci e Margherita Maria Alacoque. Il caso più celebre è quello della santa senese Caterina. Stando alla spiegazione dei mistici tale fenomeno tratterrebbe la sostituzione del cuore dell’orante con quello della divinità, nel loro caso Cristo. Ovviamente non vi è nessuna constatazione scientifica.
8) L’inedia è invece la totale astinenza dal cibo per un periodo di tempo superiore alle possibilità umane. Soffrirono di inedia, che tratteremo più avanti in modo più completo come, secondo le teorie di R. Bell, santa anoressia, le mistiche Angela da Foligno (dieci anni senza alimenti), Caterina da Siena (otto anni), Ludovica di Schiedman (ventotto anni), il mistico Nicola da Füe (vent’anni). L’inedia sovente è accompagnata alla:
A) Privazione del sonno; limitazione spesso inizialmente auto-imposta ed in seguito cronica;
B) Agilità; fenomeno relativo alla traslazione corporale pressoché instantanea da un luogo ad un altro, a volte incredibilmente distanti;
C) Bilocazione; a differenza dalla agilità tale fenomeno consiste nella traslazione corporale da un luogo ad un altro in maniera pressoché istantanea però con la presenza della medesima persona in due luoghi diversi. Il fenomeno, considerato sotto una luce puramente scientifica, è razionale ha una spiegazione del tutto naturale; è infatti possibile che, per empatia, un individuo, in un determinato stato d’animo, veda un’altra persona a questi cara fallacemente innanzi a se.
9) Molto più modesto ci appare invece il fenomeno della levitazione. Tale fenomeno consiste nella elevazione corporea, senza appoggi naturali, di solito effettuata quando il soggetto è in estasi. Può prodursi patologicamente con raptus isterici, visioni collettive[2], oppure, come spesso è stato, prodotta da trucchi. Per questi motivi la sua valutazione richiede un particolare discernimento critico.
10) La sottigliezza; ovvero la capacità di un corpo di passare attraverso un altro corpo trascendendo la legge della impenetrabilità, un caso molto noto è quello del Cristo risorto che entra nel cenacolo a porte chiuse [3].
11) Il profumo; frequente nelle vite dei santi è il fenomeno del profumo, una sorta di fragranza sprigionata in modo intenso dal corpo o dal sepolcro del mistico. La scienza ci spiega che ciò può avvenire tramite sostanze oleose sottocutanee per la maggior parte dei casi formate spontaneamente dal corpo per porre rimedio alla disidratazione causata da lunghi e gravosi digiuni.
Fenomeni di ordine affettivo
1) Trasporti ed incendi di amore; atti di amore per Dio da parte dei mistici, si manifestano esteriormente sotto forma di fuoco che brucia o riscalda materialmente la carne e le vesti vicine al cuore. Tale fenomeno solitamente, dalle cronache agiografiche, non comporta febbri. La scienza si interroga, sapendo che l’organismo umano non sopporta una temperatura interna superiore ai quarantatré gradi centigradi, di molto inferiore a quanto si richiede per una ustione, su come possa avvenire ciò. Tale fenomeno non è stato, in epoca contemporanea, da quando è possibile indagarne scientificamente le cause, mai riscontrato in nessun mistico.
Fenomeni di ordine conoscitivo
1) Il discernimento infuso degli spiriti; ossia la conoscenza dei segreti terreni comunicati da Dio ai suoi servi per loro personale beneficio o per agevolarli nel compiere la loro missione secolare. Viene applicata una distinzione tra discernimento infuso e discernimento acquisito, in quanto il secondo, a differenza del primo, è fondato sull’esperienza, sulla maturità teologica e dottrinale.
2) La ierognosi, o conoscenza del sacro; consiste nella facoltà di riconoscere, senza previo esame, oggetti sacri, ad esempio particole consacrate, reliquie, eccetera. Fatti analoghi si riscontrano nella vita di Caterina da Siena, Caterina Emmerich ed altri mistici. Un potere identico emerge però anche nelle possessioni diaboliche.
3) Casi di scienza infusa; sono essi concernenti realtà spirituali, sono accertati in diversi mistici, come ad esempio le sante Gertrude, Caterina da Siena, Teresa d’Avila. Fa pensare ad un dono del genere la prodigiosa produzione teologica di altissimo livello prodotta nella vita, relativamente breve, di san Tommaso d’Acquino.
Visioni, apparizioni, locuzioni
1) La visione; è la percezione visiva di una realtà che in circostanze ordinarie non può essere conosciuta.
2) L’apparizione; si differenzia dalla visione in quanto si limita alla sfera dei sensi, mentre la visione può essere intellettuale. Ogni apparizione è quindi una visione ma non viceversa.
3) Le locuzioni; sono comunicazioni di messaggi divini trasmessi mediante parole. Le locuzioni possono essere così classificate:
A) visioni e locuzioni esteriori; sono quelle che vengono percepite dagli occhi ed intese dalle orecchie mediante la percezione di suoni.
B) visioni e locuzioni immaginative; sono quelle nelle quali si vede un oggetto materiale ma non mediante gli occhi e si odono parole costituite da vocaboli ma senza la strumentazione delle orecchie, sicché la mediazione viene dall’immaginazione.
C) visioni e locuzioni intellettive; quelle percepite dal solo spirito, senza immagini interiori e mediante una comunicazione di pensiero che non si avvale di vocaboli. Prescindono dall’impiego di una lingua particolare. Come è stato annunciato tratterremo ora di un fenomeno di origine corporale quale è l’inedia visto, alla luce delle teorie di R.Bell, come “santa anoressia”.
La santa anoressia
Le figure delle sante che potrebbero aver riscontrato, in vita, alla luce delle interpretazioni psicologiche attuali, la patologia dell’anoressia, sono , nella storia del misticismo, piuttosto frequenti. Per comprenderle meglio dal lato psicologico, per intendere i motivi del loro comportamento, è utile affrontare le relazioni esistenti tra la “santa anoressia” e l’anoressia nervosa. Le sante anoressiche si imponevano gravi digiuni, trascurando così i loro bisogni alimentari, perdendo peso corporeo e soffrendo atroci pene, ma lo scopo di ciò non era colmare, come accade oggi a chi soffre di questa patologia, un insistente bisogno di dimagrire, ma di appagare il desiderio di essere sante. La santa anoressia e l’anoressia nervosa si possono ritenere due condizioni molto simili; le mistiche anoressiche, anziché provare soddisfazione nel perdere peso dimostrando a loro stesse che rifiutare di cibarsi procura piacere (atteggiamento riscontrabile nelle anoressiche nervose), provavano soddisfazione nel raggiungere il loro ideale di santità, convincendosi che rifiutare il cibo poteva procurare loro la purezza. Il cibo era un fattore esterno, mondano e quindi contaminante. Emerge quindi un parallelismo tra la anoressia moderna e la mistica anoressica, la prima aspira alla magrezza, la seconda alla santità ma il vettore per raggiungere le loro aspirazioni è il medesimo, il digiuno. Un altro parallelismo è che, sia nel XXI secolo, sia nei secoli in cui vissero le mistiche anoressiche, esse sono caratterizzate da chiari sintomi di iperattività, perfezionismo estremo esasperato dalla costante insoddisfazione nel raggiungere gli ideali prefissati di magrezza o di santità. Esse sono sempre, allora come ora, molto autocritiche, immerse nei loro pensieri in modo tale che non resta loro né il tempo né la forza per compiere a termine nessun altro lavoro. Le sante anoressiche, come le loro contemporanee, sono instancabilmente prodighe nel dispensare aiuti al prossimo ed al tempo stesso ostili nel riceverne. Per le mistiche del medioevo, che soffrirono di anoressia, il raggiungimento della perfezione era quindi dato dal digiuno ma la percezione spirituale, la purezza, era solo in parte ciò che si prefissavano di raggiungere, era la chiave per la meta finale, ossia ottenere un rapporto diretto ed indipendente con Dio. Per meglio capire la santa anoressia bisogna immergersi nel secolo in cui vengono attestati i prima casi clinici che possono ricondurci ad essa, più precisamente, per quel che riguarda l’Italia, il XIII secolo. L’adolescente italica che voleva intraprendere la vita monastica, inseguendo un ideale di purezza, subiva spesso gli assalti ed i rimproveri famigliari in quanto il rinchiudersi tra le mura di un convento o più semplicemente il votarsi all’ideale di verginità avrebbe reso impossibile la possibilità di procreare legittimamente, di produrre quindi prole, un grande valore economico per le genti della campagna. Ciò, nella maggior parte dei casi, faceva sorgere nella malcapitata ragazza un profondo conflitto interiore che poteva capitolare, esasperandosi, anche, in una sindrome anoressica. Il bisogno psicologico di autonomia spinse le mistiche anoressiche ad una ricerca sempre più incalzante di rapporti diretti e personali con Dio in un mondo, quale era quello della Chiesa medioevale (sic), prevalentemente misogino. La mistica assume un atteggiamento di rivolta verso quel cristianesimo dipendente e passivo al quale l’avevano sottomessa le gerarchie ecclesiastiche, ovviamente maschili. Una volta convinta di ciò i comandi esterni, appartenenti al mondo degli uomini, cominciano a perdere significato, Dio prende il posto del confessore, del padre, del fratello, dell’amante e di tutte le altre cose terrene. In tutte queste mistiche sono presenti aspetti comuni desumibili dalle loro agiografie; la loro infanzia è l’inizio di una grande capacità di fede, i loro genitori le adorano, le madri le ritengono speciali, elette. In una buona parte dei casi avviene una morte in famiglia, la bambina immagina la persona a lei cara in purgatorio, un non-luogo, di origine medioevale, bisognosa dei suoi sacrifici per espiare il più velocemente le colpe. Da questo momento prende inizio un impressionante calvario. Questa visione della persona amata in una non-comunione perfetta con Dio, a causa di peccati, imperfezioni abbracciate nella vita terrena, fa si che la bambina si orienti verso una volontà di purificazione di riparo per accelerare l’entrata di questo familiare in paradiso. La bambina viene ad individuare il cibo come un agente esterno appartenente al mondo e quindi un possibile ostacolo alla purezza, vettore, questa, della vita eterna, non solo sua ma anche del caro estinto. Se ne deriva che più questa può avvicinarsi a Dio più anche la mistica anoressica si avvicina a Lui. Inoltre la morte che ha tagliato al vita della persona amata e che la minaccia in prima persona deve essere sconfitta ed il modo più sicuro per trionfare sulla paura della morte è il morire volontariamente.
Consideriamo ora vari esempi riscontrabili nel Nuovo Testamento. E’ chiaro che i discepoli di Gesù non erano soliti praticare il digiuno, Cristo dichiara esplicitamente che il cibo non è un contaminatore dello spirito e che anche san Paolo nega la virtù nel praticare un severo ascetismo alimentare. Infatti in Col. 3, 24 scrive:
…nessuno dunque vi condanni più in fatto di cibo o di bevanda, o riguardo a feste, a noviluni e a sabati: tutte cose queste che sono ombra delle future; ma in realtà invece è Cristo ! Nessuno vi impedisca di conseguire il premio, compiacendosi in pratiche di poco conto e nella venerazione degli angeli, seguendo le proprie pretese visioni, gonfio di vano orgoglio nella sua mente carnale, senza essere stretto invece al capo, dal quale tutto il corpo riceve sostentamento e coesione per mezzo di giunture e legami, realizzando così la crescita secondo il volere di Dio. Se pertanto siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché lasciarvi imporre come se viveste ancora nel mondo, dei precetti quali <<non prendere, non gustare, non toccare>> ? Tutte queste cose destinate a scomparire con l’uso: sono infatti prescrizioni e insegnamenti di uomini ! Queste cose hanno una parvenza di sapienza, con la loro affettata religiosità e umiltà e austerità di fronte al corpo, ma in realtà non servono che per soddisfare la carne….
Dalle epistole di san Paolo Gregorio di Nissa trovò fondamento alle sue idee:
un buon cristiano abbisogna sia di cibo spirituale, per il bene dell’anima, sia di cibo materiale per rinforzare il corpo.
Inoltre anche Giovanni Cassiano, nelle sue Istituzioni Cenobitiche, considera il digiuno come un agente che non solo interrompe le attività spirituali ma procura prostrazione fisica ed incapacità di concentrarsi nei propri compiti.
Cassiano aggiungeva comunque che si dovrebbe mantenere una moderata astinenza al cibo, una dieta bilanciata ed una regolarità d’orario nei pasti. Non è da escludere che molte mistiche ipoteticamente anoressiche, come Caterina da Siena, abbiano iniziato a praticare il digiuno seguendo i consigli di Cassiano per poi capitolare nei pericoli verso i quali lo stesso Cassiano aveva cercato di metterle in guardia. Insomma, un santo non dovrebbe far sapere dei suoi digiuni altrimenti cadrebbe nel peccato di vanagloria. In seguito, con la Riforma, l’atteggiamento delle gerarchie cattoliche subisce un mutamento; le donne vengono finalmente riconosciute delle persone capaci di compiere opere di valore. Da quel momento, nelle agiografie delle nuove sante post-conciliari, non appaiono più elementi che possano ricondurre ad una sofferenza di una qualche sindrome anoressica nelle stesse. Insomma, il digiuno perse quella importanza come vettore privilegiato per raggiungere la via della santità. Rimane comunque la convinzione che la Chiesa fece sante queste donne proprio perché non riusciva a comprenderle. Andiamo ora ad esaminare alcuni tra i casi più rappresentativi.
Caterina da Genova
Federico von Hügel, studioso della vita dei mistici, sunteggiando le prove inerenti al caso della mistica genovese, rileva:
Riguardo al cibo è chiaro, che per quanto possiamo dedurre dalle relazioni, rimane un nucleo abbastanza solido di un fatto notevole. Per il periodo di venti anni ella andò avanti per quasi un numero eguale di giorni, circa trenta in Avvento e quaranta in Quaresima, in tutto settanta giorni l’anno, senza nessun cibo; e durante questi digiuni era vigorosa ed attiva come quando si nutriva normalmente. Praticamente tutto il suo servizio (nel suo ospedale di Genova, nds) cadeva in questi anni, di cui quasi un quinto fu passato in questa totale astinenza dal cibo[4]
Più avanti Hügel richiama l’attenzione sul fatto che durante questi digiuni Caterina riceveva quotidianamente la comunione ed anche, come era consuetudine a Genova, un sorso di vino per abluzione ed occasionalmente, in certi tempi, presumibilmente a Pasqua, un poco di acqua resa sgradevole per mezzo di una mistura di sale ed aceto. Sembra che il digiuno sia stato continuo per quaranta giorni senza interruzioni ed il suo confessore genovese, un certo Marabotto, lascia capire chiaramente, dalle sue testimonianze scritte, che la santa non poteva in quei tempi assumere nessun tipo di cibo solido o nessuna altra bevanda in quanto, se ci provava, rigettava immediatamente. Per obbedienza una volta tentò di farlo ma lo stomaco rigettò subito ogni cosa, chiaro sintomo riconducibile alla patologia dell’anoressia. Ancora più significativamente è il fatto cui il von Hügel rivolge particolare attenzione;
Queste due condizioni e funzioni, i suoi digiuni cioè e le estasi di un genere ben definite, apportatrici di forza, sorgono, durano e quindi svaniscono dalla sua vita contemporaneamente [5].
Da ciò egli conclude che, avendo le estasi grandemente diminuito la forza e la tensione di una esistenza ordinaria,
l’ammontare di cibo richiesto per guarire la debilitazione sarebbe stato ridotto considerevolmente da queste estasi [6]
Caterina da Siena
Le notizie su Caterina Benincasa ci pervengono quasi principalmente, a parte una serie di scritti personali, ben 381 lettere, da una biografia composta nel 1390, dieci anni dopo la sua morte, da Raimondo da Capua, confessore e sua guida spirituale dal 1374. Raimondo scrisse, raccogliendo i propri appunti e quelli dei confessori che lo avevano preceduto, senonché una serie di testimonianze di persone che avevano conosciuto la mistica, una Legenda suddivisa in trenta capitoli mirata a fare si che fosse un valido punto di partenza per la futura santificazione della senese, avvenuta poi nel 1461. Il diciassettesimo dei trenta capitoli della agiografia di Raimondo da Capua è dedicato alle abitudini della santa. Dalla lettura di questo appare una Caterina sofferente di disturbi anoressici, scrive infatti:
Non solo non aveva bisogno del cibo, ma nemmeno lo poteva prender senza pena. Se si sforzava a mangiare, il corpo pativa moltissimo, la digestione non avveniva e bisognava che il cibo riuscisse per forza dalla via per la quale era entrato [7]
Ma per meglio capire i motivi di questo comportamento occorre analizzare la vita di Caterina che si lasciò morire di fame nonostante i costanti sforzi degli amici e dei confessori. Caterina nasce a Siena nel 1347, la madre, Lapa Piacenti, aveva già dato alla luce ventidue figli, dei quali ne sopravvisse meno della metà. Giovanna, la sorella gemella di Caterina, cagionevole di salute, venne data dalla madre ad una balia per lo svezzamento. Lapa tenne Caterina per l’allattamento al proprio seno. Giovanna morì poco tempo dopo. Questo privilegio di accedere alla nutrizione con il latte materno fece si che Caterina si identificò, in seguito, come una bambina speciale che era stata destinata alla sopravvivenza da una forza soprannaturale mentre la gemella era morta. Si denota infatti, da alcune sue lettere, che la santa in seguito provò sentimenti ostili nei confronti dello svezzamento. L’infanzia di Caterina fu densa di una esuberante religiosità ma, compiuti di dodici anni, quando la madre cominciò a prepararla al matrimonio, ciò che fu la visione infantile del suo mondo si tramutò in una adolescenza prettamente realistica. Caterina dimenticò o meglio relegò in un angolo senza una prioritaria urgenza la promessa, fatta a Dio tempo prima, di condurre una vita votata alla purezza. Ma ecco che alla morte della sorella Bonaventura, avvenuta il 10 agosto del 1362, Caterina cade in un conflitto interiore che la porterà alla convinzione che Dio, causando la morte della sorella, ha voluto punirla per l’aver dimenticato la promessa fatta e per aver vissuto cose troppo terrene. Improvvisamente Caterina diviene riservata e distaccata dal mondo, il senso di colpa per la propria sopravvivenza sulle sorelle Giovanna e Bonaventura fa si che Caterina stabilisca fermamente di condurre una vita di penitenza e solitudine a patto di poter raggiungere l’eternità per la sua anima e di quella dei componenti della sua famiglia. Questo patto personale con Dio fa si che la santa si rafforzi interiormente; comincia quindi una dura lotta con la famiglia che vuole che cambi atteggiamento e che prenda in matrimonio il marito della sorella morta. Caterina, alle insistenti pressioni dei genitori risponde così:
Ora poiché con la grazia di Dio son giunta ad una età discreta e ho maggior conoscenza, sappiate che certe cose sono in me così ferme che sarebbe più facile intenerire un sasso che levarmelo dal cuore. E’ inutile che vi affanniate; sarebbe tempo perso, e perciò vi consiglio di mandare a monte ogni impegno di nozze, perché in nessun modo intendo di fare il comodo vostro; ed io debbo obbedire di più a Dio che agli uomini [8]
All’età di sedici anni inizia una dieta fatta di pane ed acqua, a volte accettava anche di mangiare vegetali crudi, si impone il voto del silenzio, eccetto per la confessione, ed infine riduce, sebbene con gravi pene, le ore di sonno fino a trenta minuti ogni due giorni, si costruisce anche, per rendere il giaciglio più spartano, un letto costituito unicamente da una tavola di legno. In seguito esprime il desiderio di entrare nella congregazione delle Sorelle della Penitenza, un ordine terziario laico domenicano e non senza le pesanti pressioni dei genitori, riesce a fare che ciò avvenga. Caterina aveva quindi deciso di vivere da laica nel mondo, nella sua famiglia, in mezzo a quelle persone per le quali sarebbe stata capace di fare qualsiasi sacrificio pur di aiutarle a conseguire la salvezza eterna. Con la morte del padre Giacomo, avvenuta nell’agosto del 1368, l’ascetismo della mistica diviene totale. Cresce ancor maggiormente la sua volontà, diviene iperattiva, altro sintomo dell’anoressia, si distingue per l’ardore della sua fede, ben presto viene a trovarsi a capo di una intensa attività esistenziale, religiosa e persino politica, interviene nella predicazione della crociata in Terrasanta ed attacca con indomabile energia la corruzione della Chiesa del suo tempo. Riceve dal Comune di Firenze l’incarico di ambasciatrice presso papa Gregorio XI ad Avignone, dove allora si era stabilita la corte papale e dove essa si recò a ricomporre il dissidio sorto tra Firenze ed il pontefice e soprattutto ad implorare la pace tra i popoli e cosa molto più documentata, a chiedere il ritorno dei papi a Roma (1376). Con l’elezione di papa Urbano VI il grande scisma del papato di Avignone si avvicina al fallimento di Caterina di riformare la Chiesa. Ormai la mistica si sente distrutta, sia psicologicamente che fisicamente, il declino fisico è imminente. Il primo gennaio del 1380 Caterina si impone di non ingerire più acqua. Il 29 Aprile del 1380 sopravviene il coma e la morte della senese. Si noti che gli stadi dell’anoressia di Caterina vanno di pari passo con le sue relazioni famigliari, più gravosa era la sua situazione famigliare, più digiunava, ed in tal modo più aumentava la totale conquista si sé.
Gli ultimi periodi della sua esistenza, la santa, li trascorre nel timore che tutto il suo operato fosse vano. Lei che aveva promesso alla divinità di non occuparsi degli affari del mondo se ne era invece interessata accettando degli incarichi prettamente politici e secolari, lei, che aveva sempre ritenuto di odiare la vanagloria e di amare la vera gloria di Dio era caduta invece in questo peccato, aveva infatti trionfato la sua volontà e non quella di Dio.
Bibliografia
– La Sacra Bibbia – Ed. Uff. CEI – Roma, 1974
– R.M. Bell – La Santa anoressia, digiuno e misticismo dal Medioevo a oggi – Ed. Laterza – Bari, 1987.
– A.G. Matanić – La spiritualità come scienza – Ed. Paoline – Milano, 1990.
– H. Thursten – Fenomeni fisici del misticismo – Ed. Paoline – Cuneo, 1956.
– A. Stolz – Teologia della mistica – Ed. Morcelliana- Brescia, 1947.
– A. Del Bambino Gesù – Ascetica e mistica – Ed. Messaggero – Padova, 1954.
– A. Tanquerei – Compendio di teologia ascetica e mistica – Ed. Descléé – Roma, 1948.
Note
1 1431-1437
2 E’ molto probabilmente il caso di Giuseppe da Copertino il quale fu visto svolazzare in chiesa da tutta l’assemblea riunita per la messa
3 Gv 20,1 9, 26
4 The mystical element of religion, II, p.33, op cit.
5 Ibid.
6 Ibid.
7 R. Bell – La Santa anoressia. Digiuno e misticismo dal Medioevo a oggi.
8 Caterina da Siena – Lettere.
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